Intervista
a Geo&Geo in onda il 7 gennaio
1) Tu hai cominciato il tuo
percorso formativo laureandoti in pianificazione territoriale urbanistica e
facendo poi l’urbanista. Ora vivi a Torcello difendendo questo territorio con i
prodotti che offre e dedicandoti alla sua riqualificazione. Come è avvenuto
questo passaggio?
Avere fatto l'urbanista mi ha permesso
di conoscere molto da vicino le città e i suoi territori e le dinamiche che
s'instaurano tra il territorio e i suoi abitanti. Vivendo a Torcello grazie
alla frequentazione dei miei zii che ci vivevano e negli anni in cui
frequentavo l'università ho avuto modo di capire prima degli altri come il
territorio è espressione della cultura del luogo. E' me ne sono innamorato.
2) La tua scelta di vivere a
Torcello è anche una scelta di vivere in solitudine: cosa hai trovato nella
natura dell’isola che ti ha “catturato” a tal punto?
Non ho scelto io di vivere da solo, ma
sono le dinamiche dovute ad una programmazione sbagliata del comune di Venezia
che hanno portato lentamente all'abbandono di Venezia e delle sue isole.
Torcello è un microcosmo dove ci sono 15 case e 50 ettari di
terreni oramai poco agricoli ma soprattutto terreni incolti ed abbandonati, le
parti più belle sono quelle che si affacciano sull'acqua che sono quasi tutte
private o se pubbliche completamente abbandonate e piene di rovi, ma da queste
rive c'è sempre l'affaccio sulle velme e barene che hanno modellato il
paesaggio lagunare, che ogni 6 ore cambia con il salire e scendere della marea,
questo è un paesaggio assolutamente fantastico che trasmette una grande
serenità.
3) Coltivi da solo 98 diversi
tipi di piante…per esempio?
Il giuggiolo, il melo e pero
cotogno con cui produco marmellate e cotognata o che metto sotto conserva. 7
varietà di pesche, il melo il ficco bianco e nero, il carciofo, il rosmarino,
la salvia, l'alloro, la lavanda, le noci, le nocciole , i cardi, i cachi, il
gelso con il quale sono stati alimentati i bacchi da seta e da qualche anno è
ripartita la produzione di seta nel nord est che era completamente scomparsa a
causa di un componente di un antiparassitario che veniva utilizzato nella
produzione delle mele.
4) Qual è la difficoltà più
grande per chi resta da solo a prendersi cura di un territorio, a coltivare i
suoi prodotti, investendo in questa azione gran parte della sua vita?
Ho
avuto la fortuna di ereditare la casa dove vivo e nella casa ho raccolto
l'opera dei miei zii che vi avevano precedentemente vissuto. Quando ho deciso
di accettare l'eredità da subito mi è stato chiaro che per raccontare il loro
lavoro, bisogna anche raccontare e vivere il loro intorno che è fatto di
terreni agricoli, quindi per essere credibile nel raccontare la bellezza
...bisognava viverla, la difficoltà sta nel condividere la comprensione della
bellezza del luogo dove si vive…. è chiaro che bisogna anche saperla
riconoscere...
5) Questi
sono tutti prodotti tipici di Torcello e del tuo orto… ce li racconti?
ALLESTIMENTO:
ZUCCHE, MELE, NOCI, NOCCIOLE, RADICCHIO, CARDI, CACHI, CONSERVE, ROSMARINO,
SALE GROSSO, FOGLIE DI GELSO, STATUETTE, SETE
Vediamoli
assieme e magari possiamo scoprire anche qualche ricetta...
6) Tu
non coltivi in serra. Perché?
Nel 2010 ho presentato un progetto di
ampliamento della casa e anche un progetto di serra in vetro, rispettoso
dell'ambiente che fosse anche bello da un punto di vista estetico, sto
aspettando che l'ufficio edilizia del comune di Venezia, faccia il suo lavoro.
Avrei potuto costruire una serra di plastica ma vivere contornati da un
ambiente paesaggisticamente eccezionale comporta degli obblighi morali nel
mantenere l’alto livello di bellezza che
fa a pugni con la serra di plastica.
7) Queste
sono conserve realizzate con prodotti che crescono e vengono coltivati nelle
altre isole della Laguna. Qual è lo stato dell’agricoltura nelle altre
isole? (agricoltura “relittuale” – progetti per la riqualificazione)
Farei parlare Gabriele Perenzin che mi
accompagna che si sta occupando di un progetto di cooperativa agricola in
laguna di Venezia che ricupera le realtà agricole lagunari, mettendole assieme
in un progetto di produzioni agricole, ha appena prodotto l’olio di oliva dalle
olive dell’isola delle Rose.
8) Cosa
rappresentano queste statuette create da tuo zio Lucio Andrich? E le sete?
I menadas o anche zattieri cono quelli
uomini che creavano delle grandi zattere con i tronchi d’albero e poi armati di
grandi pertiche salivano sulle zattere per guidare e accompagnare i tronchi d’albero
fino a venezia, dove sarebbero stati utilizzati a seconda della qualità come
fondazione per la città oppure come materia prima nella costruzione delle
galere dell’antica repubblica di Venezia.
Le sete invece è la sintesi del lavoro
di sperimentazione che Lucio Andrich e e sua moglie Clementina De Luca hanno
elaborato in tanti anni di lavoro nel campo artistico nella loro casa
sull’isola di Torcello. Il lavoro è iniziato prima con la grafica sulle
incisioni per poi evolversi attraverso i materiali che sono stati utilizzati a
Torcello e che oggi sono appannaggio di Murano… come il vetro. Ecco qui si può
vedere come la sovrapposizione di diversi livelli di seta e la successiva
sottrazione di tessuto permette se messo in trasparenza davanti ad una fonte
luminosa fare vedere di un unico lavoro 4 immagini diverse davanti, in
trasparenza, dietro e in trasparenza.
9) Oltre
al territorio custodisci la casa- museo di tuo zio Lucio Andrich che hai
ereditato insieme alle opere d’arte che contiene: possono visitarla i turisti?
La casa d’artista Lucio Andrich è aperta
tutti i giorni con visite guidate ad orari fissi, di mattina alle 10.30 – 11.30
e di pomeriggio alle 14.30. – 15.30 -16.30 - 17.30 la visita si prenota sul
portale del comune di Venezia, Veneziaunica in modo che l’esperienza di visita
in italiano francese ed inglese sia per un massimo di 20 persone alla volta
dove viene spiegato come nasce la laguna da un punto di vista idrogeologico e
come evolve il storicamente l’abitato di Altino poi l’arcipelago di Torcello,
Burano e Mazzorbo per giungere a Venezia, infine vi è la visita alla collezione
Andrich che per permette di conoscere attraverso i pezzi prodotti
l’effervescenza dell’arte negli anni ‘50 ‘60 ‘70 ‘80 a Venezia.
10) Come
riesci a rendere percepibile ai turisti il nesso arte-natura che è alla base di
ogni opera di Lucio Andrich?
Attraverso
l’osservazione dell’armonia del paesaggio e il racconto dell’intorno senza
essere assillati dalla fretta e dai troppi visitatori.
Le
finestre di casa che si affacciano sugli orti e sulla laguna sono a loro volta
considerate dei quadri ed è la continuità
di armonia tra il dentro e il fuori che si respira nella casa d’artista
sono una fonte d’inspirazione e di bellezza che s’ascrive nel solco della
cultura italiana che ha reso mondialmente nota l’Italia come il Belpaese.
11) Come
te anche Ernest Hemingway rimase affascinato da Torcello tanto che si stabilì
per un periodo sull’isola dalla quale ha tratto ispirazione per scrivere “Di là
dal fiume e tra gli alberi”: da cosa è stato “rapito”, cosa lo ha fatto
innamorare di questo posto .
Ernst nel suo libro fa
fermare il colonello Cantwell andando al
fronte sul Piave, in località Noghera,
sul Ponte del fiume Dese che si trova vicino all’aeroporto di Venezia
perché quella era l’unica strada che portava al fronte, scende dall’auto e
guarda verso lo spettacolo che precede Venezia, la laguna e il campanile di
Torcello e dice al suo autista Jackson …voglio andare lì e ci tornerà 1948 vivendo
un amore controverso con la contessina Adriana Ivancic’ la Renata del libro.
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