domenica 20 settembre 2015

Flamingo Art Media vince l'Oscar Green Veneto 2015 di Coldiretti con il progetto Habitat#Torcello e va in finale per l'Oscar Green Nazionale



FLAMINGO ART MEDIA , progetto HABITAT#TORCELLO la terra madre di Venezia – 

VINCITORE CATEGORIA PAESE AMICO
 E FINALISTA VENETO PER 
L' OSCAR GREEN NAZIONALE A MILANO A EXPO 2015


L'isola di Torcello, nella laguna nord veneziana, con i suoi pochi abitanti, qualche ristorante, milioni di turisti, tanta bellezza artistica e un solo agricoltore. Un luogo unico che ha catturato l'attenzione di tre giovani artisti della Flamingo Art Media, associazione fondata un anno fa da Andrea Baes, Christian Palazzo, Gianmaria Spavento, che, nel conciliare diversi interessi personali, insieme curano produzioni audiovisive per la valorizzazione del territorio. Nasce così il progetto Habitat che vuole raccontare, con un video, l'esperienza quotidiana di un' oasi straordinaria, definita anche «la terra madre di Venezia» dando voce ai dieci residenti. Nessun sostegno finanziario pubblico se non volontario, a muovere l'interesse dei protagonisti (regista, tecnico del suono e operatore) è l'entusiasmo di chi vive a Torcello. Chi lo considera un paradiso è Paolo Andrich, unico imprenditore agricolo dell'isola.


venerdì 18 settembre 2015

I VOLTI E I NOMI DELLA CINQUINA VENETA DEGLI OSCAR GREEN DI COLDIRETTI. OGGI AL TEATRO VERDI DI PADOVA LA PROCLAMAZIONE DEI FINALISTI. TRA LORO IL CANDIDATO ALLA FINALE NAZIONALE

I VOLTI E I NOMI DELLA CINQUINA VENETA DEGLI OSCAR GREEN DI COLDIRETTI.
OGGI AL TEATRO VERDI DI PADOVA LA PROCLAMAZIONE DEI FINALISTI. TRA LORO IL CANDIDATO ALLA FINALE NAZIONALE


Nel padovano Corinne coltiva rose per far aceto, Valerio e la sua bottega virtuale, Enrico produce birra “100% veneta”. In provincia di Vicenza Roberto coltiva ortaggi coi cristalli. A Venezia tre ragazzi promuovono castraure e moeche in uno spot per salvare l’isola di Torcello

18 settembre 2015 - Gli Oscar Green del Veneto hanno un nome e un volto. La cinquina dell’innovazione in agricoltura sarà proclamata ufficialmente oggi pomeriggio, in occasione della finale regionale al Teatro Verdi quando sul palco riceveranno il premio per il concorso che ha carattere nazionale ed è patrocinato dal Presidente della Repubblica. Ad applaudirli in platea 400 giovani, cento di questa edizione e il resto concorrenti degli scorsi anni. La giuria ha selezionato i finalisti veneti in base a cinque categorie: Impresa 2.Terra, Campagna Amica, We Green, Fare Rete e Paese Amico. “Non è stato semplice – assicura Andrea Barbetta delegato di Giovani Impresa Coldiretti – abbiamo la conferma che sono stati presentati progetti moderni che impiegano alta tecnologia, fuori dall’ordinaria amministrazione attivati rispettando le tradizioni locali, i valori della civiltà contadina. Promossi esaltando le abilità di neo imprenditori agricoli che affrontano il mercato con la saggezza dei lori padri e la responsabilità di chi ha in mano il futuro della salute dei cittadini. Gli agricoltori di nuova generazione – continua Barbetta – vincono ogni giorno la loro scommessa per aver investito in campagna. Per questo di meritano una giornata che è la festa corale della creatività giovanile – spiega Barbetta – Coldiretti, infatti, ha deciso di celebrare questo momento in un luogo che possa esprimere l’arte, la cultura e lo spettacolo di quello che è il nostro mestiere condividendo la fatica e l’entusiasmo di chi sceglie di “intraprendere” anche con altri coetanei, magari sconosciuti ma che hanno tanto da dire, come: Sara Prandin e Simone Tonin fondatori di un’ orchestra alternativa, Martina Battistioli medico ricercatore del Cuamm, Matteo Castioni coltivatore di alghe e produttore di integratori alimentari. Tra gli ospiti ci sarà anche Arrigo Cipriani titolare dell’Harry’s Bar e Attilio Barbieri giornalista di Libero, della pagina di economia e appassionato di agroalimentare. Non ultima Maria Letizia Gardoni presidente nazionale di Giovani Impresa. Per organizzare questo evento Coldiretti ha avuto vicino la Regione Veneto, l’amministrazione comunale di Padova, il Consorzio di tutela del Grana Padano e il Teatro Stabile del Veneto. A fianco anche una banca che guarda al settore da tempo: “In un contesto di lenta ripresa economica, FriulAdria, anche nel 2015, ha continuato ad accompagnare le imprese della filiera agroalimentare con una rete dedicata di specialisti – precisa la responsabile dell’Area Marketing Sandra Ius – Le nostre erogazioni al settore sono cresciute anno su anno del 26%. Il sostegno ha riguardato le principali filiere, dall’ortofrutta al vitivinicolo, dalla carne al latte, ed è servito soprattutto a supportare l’innovazione e l’export. Inoltre, grande attenzione è stata riservata all’imprenditoria giovanile, le cui iniziative sono state sostenute e accompagnate con servizi bancari innovativi”.
Ad animare la serata provvederà il conduttore del “Festivalshow” Paolo Baruzzo e a far scatenare il pubblico ci penseranno gli oltre 60 musicisti under 30 della Gaga Symphony Orchestra con un concerto in programma dalle 20.45, aperto alla cittadinanza, e dedicato tutto alla migliore gioventù.

Sesonrose di Corinne Santaniello, Padova – FINALISTA CATEGORIA IMPRESA2.TERRA
Corinne Santaniello, diciotto anni, studia, come molti suoi coetanei, vive a Padova con la famiglia. Fin qui tutto normale, se non fosse che la ragazza è già titolare di una start up, un’iniziativa che porta il nome di “Sesonrose” e che è stata ispirata da una coppia di arzilli vecchietti. Lei li ha sempre chiamati “nonni”, anche se di fatto non lo erano, si trattava dei vicini di casa adottati come tali. Durante le vacanze estive la coppia ha insegnato alla giovanissima Corinne tutti i segreti dei fiori, in particolare del processo di macerazione delle rose per trasformarle in aceto, confetture e gelatine. Una lezione preziosa ed entusiasmante, che la ragazza ha saputo mettere a frutto potendo contare sul sostegno della mamma Sabina e del fratello. Con un pizzico di innovazione la ricetta dei nonni è stata tradotta in una linea di prodotti raffinati sotto il nome di “Sesonrose”. Si tratta di aceto balsamico, confettura e zucchero, il tutto a base di rose, rosse e profumatissime, rigorosamente bio. Ovviamente è bandito qualsiasi tipo di pesticidi perché le rose, di fatto, “si mangiano”. Ora con la sua famiglia vive tra il profumo dei fiori e le essenze continuando a studiare agraria, proprio per avere tutti gli strumenti e le conoscenze per far crescere la propria idea imprenditoriale.

Fattoria Crivellaro di Valerio Crivellaro, Padova – FINALISTA CATEGORIA CAMPAGNA AMICA
Tutto ha inizio da un piccolo allevamento di vacche da latte con caseificio, nella campagna della Bassa Padovana, a Saletto. Valerio, “figlio d’arte” ha un’intuizione: sfruttare le potenzialità del web per raggiungere i consumatori. Sua l’idea di avviare la vendita on line attraverso una vetrina virtuale aperta 24 ore su 24. Tutti i prodotti dell’allevamento vengono trasformati e confezionati nel moderno caseificio annesso all’azienda. Il latte fresco diventa così formaggio (in particolare il mezzano, stagionato 6 mesi, oltre ad altri prodotti stagionati), ma anche scamorza, mozzarella, stracchino, yogurt e anche gelato. Il tutto minimizzando l’impatto ambientale grazie all’uso di attrezzature altamente efficienti e al riutilizzo degli scarti di lavorazione, facendo ampio ricorso alle energie rinnovabili, dal solare alle biomasse. Banditi sia i pesticidi che i diserbanti chimici, proprio per offrire un prodotto naturale e sano, buono e genuino. Entrare nel negozio virtuale di Valerio è semplice: basta collegarsi al sito www.arzarello.it per conoscere nel dettaglio i prodotti disponibili, ottenere tutte le informazioni necessari e fare acquisti.

Birrificio Antoniano di Enrico Pinton: la birra tutta Veneta, Padova – FINALISTA CATEGORIA FARE RETE
Si chiama “la Veneta centopercento” la prima birra tutta veneta, interamente prodotta con le materie prime delle aziende agricole del territorio. E firmata dal Birrificio agricolo Antoniano di Padova. La particolarità della nuova birra artigianale è l’origine tutta veneta delle materie prime. La società agricola Birrificio Antoniano ha in gestione più di 90 ettari di terreno. In provincia di Padova, da una terra argillosa ai piedi dei Colli Euganei, cresce l’orzo distico selezionato accuratamente, nato da sementi certificate e seguito passo passo nel suo sviluppo dai consulenti agronomici di Coldiretti. L’acqua, che rappresenta il 90% del prodotto, è quella del bacino del Brenta. L’inconfondibile amaro aromatico della birra è donato dal luppolo, una pianta ben nota anche in Veneto col nome di “bruscandolo” o luppolo selvatico, della quale si erano perse le tracce. La Veneta Centopercento è stata accreditata a “Km 0” da un’apposita commissione di Coldiretti Veneto che ha verificato i metodi di produzione e le materie prime da cui nasce questa birra. La birra “la Veneta Centopercento a Km 0” conferma come le produzioni agricole di qualità della nostra regione possano riportare alle radici una bevanda che, prima di tutto, è un alimento vivo dono della terra.

Fattoria didattica e garden “Tari” di Roberto Bidese, l’uomo dei cristalli, Vicenza – FINALISTA CATEGORIA WE GREEN
Azienda tradizionale flovorovivaistica a gestione familiare, fino a quando Roberto e Simonetta hanno deciso di convertire l'attività storica con coltivazione di orticole e dell’erba di grano contro i radicali liberi a favore del rinforzo delle difese immunitarie secondo il metodo ecosistemico: un'avanguardia rispetto al biologico e al biodinamico basato sull'influenza dei cristalli e delle energie della terra. In azienda corsi creativi e misurazione della biovitalità e passeggiate nellabirinto per connettersi ai quattro elementi.

Flamingo Art Media, progetto Habitat: Torcello, la terra madre di Venezia – FINALISTA CATEGORIA PAESE AMICO
L'isola di Torcello, nella laguna nord veneziana, con i suoi pochi abitanti, qualche ristorante, milioni di turisti, tanta bellezza artistica e un solo agricoltore. Un luogo unico che ha catturato l'attenzione di tre giovani artisti della Flamingo Art Media, associazione fondata un anno fa da Andrea Baes, Christian Palazzo, Gianmaria Spavento, che, nel conciliare diversi interessi personali, insieme curano produzioni audiovisive per la valorizzazione del territorio. Nasce così il progetto Habitat che vuole raccontare, con un video, l'esperienza quotidiana di un' oasi straordinaria, definita anche «la terra madre di Venezia» dando voce ai dieci residenti. Nessun sostegno finanziario pubblico se non volontario, a muovere l'interesse dei protagonisti (regista, tecnico del suono e operatore) è l'entusiasmo di chi vive a Torcello. Chi lo considera un paradiso è Paolo Andrich, unico imprenditore agricolo dell'isola.

Sandra Chiarato ufficio stampa Coldiretti 








domenica 6 settembre 2015

Critica di Renzo Gruasco su La Principessa Brambilla da Callot a Andrich



La Principessa Brambilla
da Callot a Andrich


16 dicembre 1969 – 10 gennaio 1970
Orario 10 12.30 ; 15.30 -20


“DANTESCA”
Galleria d’Arte – Piazza Carlo Felice,19 - Torino


Il secondo capitolo della Principessa Brambilla comincia così “Tu non devi adirarti , o amato lettore, se colui il quale a intrapreso a narrarti la storia avventurosa della Principessa Brambilla così come l’ha trovata accennata negli arditi disegni di Mastro Callot, non devi adirarti se egli pretende che tu accetti tutto il meraviglioso che troverai fino all’ultima pagina del libretto, o addirittura che tu in parte ci creda”
Non conosco altra opera narrativa il cui autore abbia così esplicitamente dichiarato di essere debitore dell’invenzione a un pittore. Ma il libro di Hoffmann è il nodo centrale di una rete molto intricata. Se la fonte dichiarata della sua ispirazione sono le maschere incise da Callot, quella reale, o almeno la più immediata, è la descrizione del carnevale romano nel Viaggio in italia di Goethe, dal quale Hoffman, che non conobbe, mai Roma, ricavò la fantastica pianta della città, ridotta a la via del Babuino, Piazza di Spagna, via Condotti,  San Carlo al Corso, il Caffè Greco, il Teatro Argentina.
Altri fili più sottili collegano la fantasia di Hoffmann all’italiana Commedia dell’Arte e alle fiabe di Carlo Gozzi; così come più tardi un filo collegherà Offenbach ad Hoffmann, contribuendo a diffonderne, attraverso il fascino di una musica capricciosa, la fama nel bel mondo del terzo Impero.
Mario Fògola, stampando La Principessa Brambilla illustra con le riproduzioni della serie completa dei balli “Balli di Sfessania” di Callot e con le acquetinte originali, espressamente incise da Lucio Andrich, e presentandole in questa mostra, accanto alle incisioni dei due artisti un gruppo di studi e di tempere di Andrich, offre a Torino un esempio di lavoro culturale perseguito con continuità e con un scrupolo oggi raro.
Sono passate tante generazioni dal tempo in cui di carnevale ci si metteva in maschera, che non riusciamo più ad immaginare quale fu l’influenza della maschera sulla società e sulla psicologia dei semplici. L’uscire mascherati di carnevale doveva essere come il partecipare ad uno di quei riti liberatori, ai quali oggi possono partecipare solo gruppi di giovanissimi, come i duecentomila hippies che si riunirono quest’estate nell’isola di Wight. Ma la maschera non nascondeva solamente l’identità della persona, ma anche il sesso e l’età. Soprattutto l’età. La maschera di cartapesta celava almeno per un giorno, quell’altra maschera che non si può togliere e che trasforma giorno dopo giorno, agli occhi degli altri, un giovane in un vecchio. Mascherarsi poteva anche essere un modo per rivelare il proprio carattere più autentico, quello che non si ha il coraggio di svelare nei contatti quotidiani.






Callot è un artista barocco, quindi freddo, staccato dal soggetto che rappresenta. Disegna con lo stesso spirito le miserie della guerra, uomini torturati, pezzenti e maschere in festa. Il suo segno è sottile come un capello, tagliente come un rasoio. Le figure sono sempre in piena luce, una luce accecante, di sole meridionale. Le ombre sono brevi, nette, senza modulazioni. Le ampie vesti si gonfiano, sollevate da un vento ancora berniniano.

Nel capriccio di Hoffmann, artista che scrive in pieno romanticismo, il mondo di Callot, delineato con tanta fermezza, comincia a turbinare a ritmo velocissimo; le persone perdono la loro identità, si scambiano le parti, si sovrappongono le une alle altre. “Celionati è il principe Bastianello di Pistoia, Ruffiamonte è il mago Ermodio, Giglio e Giacinta sono il principe Cornelio e la principessa Brambilla, il giardino di Urdar, è la casetta borghese ove fiorisce la loro felicità” (dal saggio introduttivo di Claudio Magris).
Andrich, artista dalla fantasia nordica, ha tratto dal libro di Hoffmann il suggerimento per una serie di sottili variazioni, che toccano a volte il limite dell’astratto, sul tema delle maschere e dei travestimenti carnevaleschi. Un modo attuale il suo di vedere e di non riconoscere. L’allegra confusione del libro diventa, nell’interpretazione del pittore, un problema interiore. La maschera da travestimento si fa simbolo.
Le acquetinte di Andrich sono a due o tre colori: bruno e giallo, bruno e azzurro, bruno rosso e giallo. Il valore emblematico delle immagini è accentuato dalla precisa delimitazione dei contorni, ottenuta tagliando la lastra lungo il profilo del disegno. Carlo M. De Paola, presentando nel gennaio del 1968 alla “Dantesca” una mostra di acquetinte “del montanaro agordino” – ma già professore a Venezia- scriveva: “A me pare che l’interesse e la forza della personalità di Andrich riposino appunto in questa sua profonda necessità di comporre la figura e di metterne in discussione la validità nell’atto stesso della composizione, di investire l’immagine di un valore simbolico e di ribellarsi all’angustia e all’univocità del messaggio”.
Osservazioni ancora oggi utilissime per comprendere queste incisioni, che hanno il sottile fascino di tutte le forme enigmatiche. Come le maschere, nascondono un segreto, che sempre ti illudi di afferrare e che continuamente ti sfugge.

Renzo Guasco


OPERE   ESPOSTE

BALLI DI SFESSANIA – 24 incisioni di JACQUES
CALLOT (1592-1635) dalle quali Hoffmann trasse lo
spunto per La Principessa Brambilla, presentante nel
primo stato a Nancy.

TEMPERE e CHINE di LUCIO ANDRICH ispirate

dalla lettura della Principessa Brambilla

mercoledì 2 settembre 2015

Ricordo di Lucio Andrich da un ex – allievo

  


Andrich l’ho avuto a figura il primo anno dell’artistico, all’Accademia. Mi ha (ci ha) insegnato a disegnare. Non parlava molto. Ti capitava alle spalle, ti spingeva un po’ in là e si sedeva nel tuo sgabello. Per prima cosa guardava con aria sconsolata la punta della matita e te la faceva rifare. Poi ti” spegassava” il foglio segnando alcuni  punti, tracciando uno o due contorni del modello e delle campiture di ombre decise tali da sovrapporsi agli stentati “sghiribissi” che con tanta fatica avevi buttato giù nelle ore precedenti. Poi si allontanava, preferibilmente senza dirti niente. Il più delle volte, per incoraggiarti, ti faceva un sorriso ironico, sempre trasversale, com’era tutta la sua figura. Superato lo shock, ti ritrovavi a fare i conti con dei segni che ti riaprivano la visione sulla figura (gesso o volto o modella) che stavi copiando. Tutto era più evidente, immediato, plastico, luminoso. Come non averci pensato prima. Ora potevi ricominciare da capo, meglio con un foglio nuovo. Per lui disegnare era “lavorare”. E prima di lavorare era “guardare”. Bisognava educare lo sguardo. Capire e comprendere come era il modello; come si “muovevano” i lineamenti e come “correva “ la luce. E il segno che facevi era sempre troppo rigido (la matita “non è un chiodo” – amava dire) e troppo incerto. Un vero maestro, nel senso di capacità d’insegnamento. (L’opposto del divismo narcisista imperante in altre aule). Il feeling con i ragazzi e le ragazze a cui piaceva disegnare nasceva presto. Allora si guardavano anche libri, opere moderne, si scambiavano opinioni su cosa era di valore e cosa invece no. Insomma, quando la scuola era la nostra scuola, Lucio Andrich era il nostro professore.
       
Arch. Paolo Cacciari

martedì 1 settembre 2015

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  • 1 Carriera
  • 2 Esposizioni
  • 3 Stile
  • 4 Bibliografia
  • 5 Note
  • 6 Collegamenti esterni

Si dedica all'attività artistica, partecipando alle mostre provinciali e si diploma in seguito al corso di pittura all'Accademia di belle arti di Venezia. Si trasferì a Venezia alla fine degli anni '50 per insegnare Mosaico all'Accademia di Belle arti di Venezia e poi Figura al liceo artistico. Dagli anni '50 collabora con Clementina De Luca, storica dell'arte, che diventerà sua moglie e musa ispiratrice. Fino al 1982, data della morte, Clementina realizzerà diversi suoi progetti grafici producendo degli arazzi Gobelin e composizioni con le sete.
Nel frattempo si stabilisce da Palazzo Carminati a Venezia all'isola di Torcello, nella sagrestia della Chiesa di San Tommaso dei Borgognoni prima e poi, fino alla fine dei suoi giorni, nel Forte di Vignagranda, casa di pescatori, sulla Palude della Rosa.
È stato l'ultimo docente di Mosaico all'Accademia di belle arti di Venezia[1].
Nel 1961 inizia a esporre a Copenaghen, Göteborg e a Oslo con la Biennale di Venezia, nella mostra "Cultura italiana d'oggi", assieme a Roberto Crippa, Enrico Paulucci, Bruno Cassinari, Alberto Burri, Mario Negri, Emilio Greco, Carmelo Cappello, Marcello Mascherini, Quinto Ghermandi, Giò Pomodoro, Mario Calindri e Cesco Magnolato. Tra le vari esposizioni nel 1961 partecipa anche alla Biennale d'arte triveneta di Padova, nel 1962 alla Biennale d'arte di Venezia e nel 1963 alla Biennale dell'incisione italiana di Venezia. Nel 1963 partecipa al VI Premio di Pittura Mestre vincendo il 2° premio ex-aequo con Carmelo Zotti per l'opera "L'Invernada del Carrador". Nel 1965 - 1966 è alla IX Quadriennale nazionale d'arte di Roma [2] e alla IV Biennale dell'incisione. Nel 1969 è presente alla Biennale Internazionale d’Arte, Premio del Fiorino di Firenze. Nello stesso anno gli viene assegnata l'illustrazione con 11 acquetinte de "La principessa Brambilla" di E.T.A. Hoffmann a cura di Claudio Magris. Nel 1970 partecipa a Intergrafika70 all'Altes Museum in Marx-Engels-Platz a Berlino esponendo due opere.
Diverse sono le mostre a cui partecipa organizzate all'estero dalla Calcografia Nazionale e dall'Associazione Incisori Veneti.
Esposizioni personali sono fatte a Venezia alla Fondazione Bevilacqua La Masa e la Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo; a Milano alla Galleria Spotorno, a Torino alla Galleria Dantesca.
Una mostra postuma intitolata "Seta, Terra, Acqua. Lucio Andrich e la laguna di Venezia" [3], gli è stata dedicata nel 2005 con l'inaugurazione del restauro della Torre Massimiliana nell'isola di Sant'Erasmo a Venezia.
Le sue opere figurano in varie Gallerie italiane e straniere:
Artista poliedrico e prolifico, Andrich è a Venezia alla fine degli anni '50, un periodo artisticamente effervescente per la città lagunare che influisce positivamente sul bellunese. La sua è infatti una copiosa produzione di opere che spaziano dall'incisione alla pittura, alla scultura, alla ceramica, al vetro fuso, al vetro piombato, all'arte tessile fino alle tarsie di seta.
La sua opera "interessa per lo spirito di fantasia, di immaginazione con un senso assai spontaneo del racconto, talvolta fiabesco, in una visione carica di slancio trasfigurativo nell'atmosfera tempestosa e selvaggia irreale, in cui si agitano i suoi cavalli ribelli e i suoi tori mostruosi..." dice di lui Giorgio Trentin, maestro e critico dell'arte incisoria, sul catalogo della II Biennale dell'incisione italiana Contemporanea, Venezia 1957.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Stefano Lorenzetti, "Io, l'ultimo dei contadini sull'isola di Hemingway" in il Giornale, 15 giugno 2014. URL consultato il 1 settembre 2015.
  2. ^ http://www.quadriennalediroma.org/arbiq_web/index.php?sezione=artisti&id=112&ricerca=
  3. ^ http://www.parcolagunavenezia.it/setaterraacqua
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]